Gravidanza e disposizioni anticipate di trattamento – Classi quarte AS 2021/2022

La Storia di Cura proposta alle classi

Una donna di trentaquattro anni (M.B.), all’ottavo mese di gravidanza, è colta dalle doglie. Accompagnata dal marito (G.R.), raggiunge l’ospedale di riferimento, dove i medici si trovano a dover fronteggiare una situazione estremamente complessa: il travaglio è ormai inoltrato, il bambino si presenta podalico e la donna, colta da grave emorragia, necessita di una trasfusione di sangue. Alla richiesta di poter procedere con un’emotrasfusione, i medici si scontrano inaspettatamente con l’irremovibile volontà del marito che si oppone alla trasfusione, facendosi interprete della volontà della moglie. Il marito fa riferimento alle Direttive Anticipate di Trattamento (DAT), regolarmente depositato dalla moglie presso il Comune di residenza, e che la donna porta con sé; nel documento essa afferma, sulla base dei propri convincimenti religiosi, di non voler essere trasfusa, anche nel caso in cui la mancata trasfusione possa costituire un rischio per la propria vita. Nello stesso documento la donna nomina il marito come proprio fiduciario.

Viene perciò interpellato il Comitato Etico per la Pratica Clinica (CEPC) locale, perché i medici si trovano implicati in un gravoso conflitto di diritti e doveri, non solo nei confronti della paziente, che è in stato di incoscienza, ma anche del nascituro, per la cui vita si prospettano notevoli rischi.